FRENTE NACIONAL POR LA VIDA Y LA SOBERANÍA
Tras una reunión el día de hoy, los representantes de los gremios agrarios e indígenas, organizaciones sociales y sindicatos, reunidos en el Frente Nacional por la Vida y la Soberanía, ratifican el Paro Nacional Andino, Amazónico y Popular, para los días 7, 8 y 9 de julio.
Para ello se han empezado las coordinaciones con las organizaciones vivas de cada región, con la finalidad de exigirle al gobierno:
1.- La renuncia de todo el gabinete Simon
2.- La derogatoria de los Decretos Legislativos que afectan a los pueblos amazónicos y andinos.
3.- Por un cambio de gobierno
4.-Y solución a las demandas regionales, campesinas, laborales y sociales.
Además de decirle al gobierno, de manera pacífica pero enfática, que la democracia no se viste de sangre, que todos y todas tenemos derecho a la vida, y que todos somos peruanos y peruanas de primera clase.
Debemos de señalar que los gremios agrarios e indígenas, las organizaciones sociales y sindicatos, integrantes del Frente Nacional por la Vida y Soberanía son: Aidesep, la Confederación Nacional Agraria (CNA), CCP, CGTP, CUT, CONACAMI, estudiantes universitarios, federaciones de mujeres y la Coordinadora Política Social, entre otras organizaciones vivas del país.
2 comentarios:
Perù:150 indios uccisi perché in rivolta contro le estrazioni di petrolio nella Foresta amazzonica.
Dopo giorni di sanguinosi scontri tra indios dell'Amazzonia e militari, il Parlamento del Perù ha sospeso per 90 giorni la cosidetta "legge sulla foresta", uno dei dieci decreti che favoriscono lo sfruttamento delle risorse naturali nell'area. Le leggi sono state la causa dei violenti scontri di venerdì e sabato a Bagua (nell'Amazzonia) tra gruppi di indigeni e la polizia di Lima, scontri nei quali sono morte molte persone. Gli indios sostengono che le leggi promosse dal presidente Alan Garcia permettono lo sfruttamento selvaggio delle materie prime della foresta, in settori quali gli idrocarburi (petrolio e gas naturale), il legname e le risorse minerarie.Il leader della principale organizzazione di indios del Perù, Alberto Pizango, si e' rifugiato all'ambasciata del Nicaragua a Lima. Pizango, dell'Associazione interetnica della giungla peruviana (Aidesep), è ricercato dopo gli scontri.
Alberto Pizango ha il suo nemico proprio in casa, è il gruppo Romero, gigante dell' agrobusiness in Perù, che è riuscito a farsi assegnare dal governo 30.000 ettari di foresta vergine nel territorio della sua parrocchia per disboscare e poi sostituire gli alberi con piante oleose destinate alla produzione di biodiesel. «Una sorta di prova generale verso la distruzione dell' Amazzonia peruviana, per questo siamo stati i primi a muoverci». «Il mondo ha scoperto il Perù in questi giorni, con la strage, ma i nostri fiumi sono già inquinati di petrolio, i nostri bambini hanno piombo e cadmio nel sangue e ogni giorno vedo gli animali morire e fuggire dalla selva in distruzione». Io non credo a una parola di quel che il governo ha raccontato sulla strage di Cagua. «Controllano tutto, i media e le coscienze. Gli indios sono un movimento pacifico, non hanno armi da fuoco e si sono soltanto difesi dalla polizia. Dicono che Alberto Pizango (leader della rivolta) sia sostenuto dalla Bolivia, così buttano tutto in politica, per dire che dietro gli indios ci sono Morales e Chávez». E i poliziotti sgozzati dai manifestanti? «Non è vero niente. I nostri si sono solo difesi. Tutte fandonie, una scusa per imporre all' Amazzonia peruviana lo stato di emergenza e il coprifuoco». Alla storia dello sviluppo, dei posti di lavoro nella foresta che nascerebbero con i nuovi investimenti non credenessuno: «Non si è mai visto. Le regioni dove operano le multinazionali del petrolio e del legno sono quelle con i tassi più alti di miseria, malattie e emarginazione. Il governo sta lavorando d' accordo con gli Stati Uniti per cambiare le nostre leggi, svuotare le norme della Costituzione che parlano di protezione della foresta e dei popoli indigeni».
Alberto Pizango ha il suo nemico proprio in casa, è il gruppo Romero, gigante dell' agrobusiness in Perù, che è riuscito a farsi assegnare dal governo 30.000 ettari di foresta vergine nel territorio della sua parrocchia per disboscare e poi sostituire gli alberi con piante oleose destinate alla produzione di biodiesel. «Una sorta di prova generale verso la distruzione dell' Amazzonia peruviana, per questo siamo stati i primi a muoverci». «Il mondo ha scoperto il Perù in questi giorni, con la strage, ma i nostri fiumi sono già inquinati di petrolio, i nostri bambini hanno piombo e cadmio nel sangue e ogni giorno vedo gli animali morire e fuggire dalla selva in distruzione». Io non credo a una parola di quel che il governo ha raccontato sulla strage di Cagua. «Controllano tutto, i media e le coscienze. Gli indios sono un movimento pacifico, non hanno armi da fuoco e si sono soltanto difesi dalla polizia. Dicono che Alberto Pizango (leader della rivolta) sia sostenuto dalla Bolivia, così buttano tutto in politica, per dire che dietro gli indios ci sono Morales e Chávez». E i poliziotti sgozzati dai manifestanti? «Non è vero niente. I nostri si sono solo difesi. Tutte fandonie, una scusa per imporre all' Amazzonia peruviana lo stato di emergenza e il coprifuoco». Alla storia dello sviluppo, dei posti di lavoro nella foresta che nascerebbero con i nuovi investimenti non credenessuno: «Non si è mai visto. Le regioni dove operano le multinazionali del petrolio e del legno sono quelle con i tassi più alti di miseria, malattie e emarginazione. Il governo sta lavorando d' accordo con gli Stati Uniti per cambiare le nostre leggi, svuotare le norme della Costituzione che parlano di protezione della foresta e dei popoli indigeni».
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